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Il restauro è la disciplina dedita al recupero, alla manutenzione e alla conservazione di un manufatto, di un’opera d’arte, di un oggetto.
Il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n.42, Codice dei beni culturali e del paesaggio, all’art. 29, comma 4, definisce il restauro come l’intervento diretto sul bene attraverso un complesso di operazioni finalizzate all’integrità materiale ed al recupero del bene medesimo, alla protezione e trasmissione dei suoi valori culturali. Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico in base alla normativa vigente, il restauro comprende l’intervento di miglioramento strutturale.
La definizione è figlia di un lungo dibattito tra diverse scuole di pensiero sulla definizione teorica, e sul problema della conservazione dell’integrità originale e della conservazione e trasmissione dei valori culturali ai posteri.
Il relazione a queste teoria l’approccio al manufatto può essere condotto ricorrendo ad un restauro critico, di ripristino, o conservativo.
Il restauro critico, teorizzato da Cesare Brandi, storico dell’arte e per lungo tempo direttore dell’Istituto Centrale del Restauro, concepisce il restauro come la conservazione della stratificazione storica del manufatto o dell’oggetto, così come ci è pervenuto. È la metodologia che più si accosta alla normativa, che persegue l’obiettivo di conversare le informazioni contenute nel bene.
Il restauro di ripristino promuove, appunto, il ripristino del bene così come si suppone essere stato dall’analisi delle fonti storiche; è un approccio interventista che potrebbe snaturare il manufatto, trasformandolo secondo scelte arbitrarie o non pienamente fondate.
Il restauro di conservazione è, invece, poco interventista e si pone l’obiettivo di conservare il bene nella sua completezza delle stratificazioni, eliminando le superfetazioni che ne deturpano il suo aspetto.
In ambito strettamente edilizio, la definizione di restauro e risanamento conservativo è riportata all’art. 3, comma 1, lettera c), del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380, Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia: gli interventi edilizi rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso con essi compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio.
I nostri professionisti, incaricati del restauro o del risanamento conservativo di un manufatto, sono tecnici dediti al recupero di un manufatto: tecnici del restauro, geometri, periti, architetti e ingegneri.
In caso di immobile vincolato come bene culturale, l’intervento è di competenza dei soli architetti.
Trattandosi di interventi su edifici dal valore storico, indipendentemente dalla presenza di vincoli, il tecnico dovrà operare nel rispetto della normativa e della storia che caratterizza il manufatto, con l’obiettivo di restituirlo alla collettività e, quindi, alle generazioni future.
Nello specifico, le mansioni del tecnico incaricato del restauro o del risanamento conservativo del manufatto potrebbero consistere in:
Il tecnico incaricato della progettazione e/o della direzione lavori di questi interventi dovrà preventivamente accertarsi della presenza o dell’assenza di vincoli architettonici: in caso di presenza dovrà chiedere nulla osta alla soprintendenza preposta.
Gli interventi sopra descritti, a seconda della loro entità, sono subordinati al rilascio di titoli abilitativi, ossia Segnalazione Coordinata di Inizio Attività (SCIA), Denuncia di Inizio Attività (DIA) o Permesso di Costruire (PdC).